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L’importanza dello spazio colore nelle fotografie

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Quante volte abbiamo sentito nominare le sigle RGB e CMYK, senza sapere a cosa si riferissero? Si tratta di termini tecnici che indicano, mediante l’uso di lettere, un determinato spazio colore. Facciamo quindi un piccolo passo indietro, per comprendere cosa sia lo spazio colore e quale sia la sua importanza ai fini della stampa.

Lo spazio colore è un sistema universalmente riconosciuto e accettato per definire i colori delle immagini. Questo tema risulta sicuramente semplice se affrontato a livello amatoriale, ma assume un significato complesso e fondamentale quando ci si accinge a manipolare e successivamente a stampare prodotti professionali. Come noi tutti sappiamo, ognuno di noi possiede monitor e stampanti diversi, definiti da marche varie e da caratteristiche tecniche eterogenee. Al di là delle prestazioni che questi strumenti offrono, il risultato della visione a schermo cambia notevolmente in base alla bontà dello schermo, della scheda grafica e in base alle impostazioni concernenti la luminosità. La stessa immagine può apparire infinitamente chiara su un monitor e piuttosto scura su un altro. Eppure si tratta della stessa foto!

Ogni immagine generata da un apparecchio fotografico, sia esso un telefonino o la migliore delle reflex, possiede uno spazio colore RGB, ovvero Red, Green and Blue. Questi tre colori rappresentano la cromia primaria, che dà vita a tutto lo spettro dei colori per sintesi addittiva. In altri termni, il sensore della macchina fotografica ‘acchiappa’ l’immagine in bianco e nero, ma essa viene successivamente trasformata mediante un trasformatore che si occupa di convertire l’immagine a colori. Tra i tre, il colore più impiegato è il verde, in quanto studi in materia hanno sottolineato che l’essere umano percepisce in modo maggiore questo colore rispetto agli altri. Ecco quindi che la sintesi di questi tre colori, con predominante verde, dà vita alle nostre belle fotografie colorate.

rgb-cmykQuando si decide di stampare un’immagine su un foglio, su un libretto, o su un qualsiasi prodotto di natura cartacea editoriale, le carte in tavola cambiano, in quanto le stampanti non ragionano più con lo spazio RGB, ma in quadricromia. Cos’è la quadricromia? E’ l’utilizzo di quattro colori che generano le immagini dedicate alla stampa. Chi ha avuto la fortuna di lavorare con i toner di una stampante professionale si è accorto che essi sono quattro: il Ciano, il Magenta, il Giallo e il Nero. Da qui la sigla CMYK, dove C indica il ciano, un azzurro molto saturo, la M indica il magenta, ovvero un fucsia saturo, la Y indica il Yellow, il giallo e il K indica il Key Color, ovvero il nero. Dopo anni di studi il nero puro non è stato ancora trovato e generalmente si accetta questo K color che assomiglia di più ad un marrone scuro. Poco importa, in quanto la sintesi e la sottrazione di questi colori dà vita alle cromie che vengono stampate.

Quando si sceglie di stampare le immagini su prodotti cartacei è quindi necessario convertirle in quadricromia. Il programma di manipolazione fotografica Photoshop si occupa di farlo in un istante: basta recarsi nell’apposita voce dedicata allo spazio colore – ma anche molti altri programmi di fotoritocco eseguono questa azione in pochi click.

Cosa succede se non si converte l’immagine in quadricromia? Nelle foto stampate singolarmente in carta fotografica questa pratica non serve, in quanto i macchinari sono tarati in modo diverso, ma se la stampa avviene con stampanti normali, allora la foto non convertita potrebbe apparire sgranata e i colori potrebbero non rispettare gli originali.

Quando ci apprestiamo a stampare prodotti di natura editoriale sul web (anche un semplice biglietto da visita!), controlliamo sempre quale sia lo spazio colore richiesto, per non dare vita a prodotti scadenti, ma ottenere risultati ottimali, professionali e sicuramente in linea con le richieste del portale stesso.


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